La discalculia evolutiva
La discalculia può essere definita come un disturbo delle abilità numeriche e aritmetiche la prima delle quali costituisce una delle capacità innate che il bambino possiede, la seconda invece si acquisisce. La discalculia porta ad avere delle difficoltà nel costruire una rappresentazione mentale della linea dei numeri, nell’apprenderla, nel poterla utilizzare per le varie attività di calcolo e nel riuscire a contare in avanti o all’indietro la sequenza che la costituisce. Tra le caratteristiche di questo disturbo troviamo una difficoltà nella letto-scrittura dei numeri, ad esempio il bambino a cui viene detto 223 (duecentoventitre) scrive 20023, inoltre si riscontra un utilizzo degli zeri che dovrebbero determinare il valore posizionale del numero stesso, in modo errato, ad esempio 3070 viene scritto 370 oppure 30070. Inoltre, questi bambini, confondono i segni delle operazioni (il + con il x), non riescono ad avere un giudizio di quantità sia su elementi concreti che sulla valutazione di numeri scritti. I calcoli riescono a farli ma solo lentamente e con molti errori e con un notevole impiego di tempo, facendo fatica anche se usano le dita per aiutarsi a tenere a mente il conto. Hanno inoltre difficoltà nelle tabelline, nelle procedure delle operazioni e nell’applicazione dell’algoritmo del calcolo scritto: si scordano i riporti, i prestiti, sbagliano nell’incolonnare i numeri per procedere nelle operazioni. Non riescono ad avere un giudizio sulla grandezza numerica, ad esempio non sanno dire quale tra 56, 37 e 12 sia il numero più grande.
Esistono almeno due forme di discalculia, quella semantica e quella procedurale. Quella che si manifesta più precocemente è la discalculia semantica nella quale le difficoltà principali si possono verificare nella costruzione mentale della sequenza numerica, nel fare calcoli a mente e nella stima delle quantità. I bambini che manifestano questo tipo di discalculia fanno fatica a imparare i numeri che vanno oltre il 10 e a differenziare la sottrazione dall’addizione. Inoltre hanno difficoltà nella padronanza dei quantificatori temporali come la sequenza dei giorni della settimana e dei mesi dell’anno. La difficoltà semantica sta appunto nel fatto che, per questi bambini, risulta molto difficoltoso acquisire il valore concettuale dei termini e dare un significato a decine, centinaia, mesi e settimane.
La discalculia procedurale ha un esordio più tardivo rispetto alla quella semantica e le difficoltà che comporta sono di tipo aritmetico e di letto-scrittura. Il bambino che ha questo tipo di discalculia manifesta difficoltà nell’apprendimento degli algoritmi dei calcoli scritti, come ad esempio nelle sottrazioni e nelle addizioni, ancora di più nelle operazioni più complesse come le moltiplicazioni e le divisioni. Trovano inoltre difficoltoso incolonnare i numeri per compiere le operazioni e nell’utilizzo degli zeri per mantenere il valore posizionale.
Entrambe le tipologie di discalculia determinano un forte impatto sull’apprendimento scolastico, soprattutto per il fatto che se non si sono acquisite le basi di letto-scrittura del numero o le capacità di fare calcoli, tutte le abilità aritmetiche più complesse come le frazioni, i numeri decimali o le equivalenze risulteranno, a maggior ragione, di difficile esecuzione.
Il mancato apprendimento delle quattro operazioni di base porterà ad avere maggiori difficoltà nella soluzione di problemi complessi cioè quel processo cognitivo (Problem soling) che mette insieme le nuove informazioni acquisite con le conoscenze pregresse, in funzione della creazione di stadi risolutivi successivi che portano, infine, alla soluzione del problema. Questo processo, che si esprime attraverso la ricerca di soluzione ad un problema, comporta la capacità di pianificare le azioni e sfrutta una serie di attività cognitive che regolano il comportamento al fine di raggiungere una meta.
La discalculia, come tutti gli altri DSAp, tende a persistere nel tempo e, se non viene supportata con strumenti compensativi, l’aumento della complessità degli elementi, che vengono via via introdotti dalla didattica scolastica, non fa altro che peggiorare il problema.
L’evoluzione sarà diversa a seconda del quadro iniziale di gravità. Come per tutti i DSAp la gravità di suddivide in lieve, media e severa e lo sviluppo di questo disturbo dipende dal tipo di intervento che si attua, dal tempismo e dall’atteggiamento emotivo-relazionale che l’adulto ( genitore, insegnante o specialista) ha nei confronti del bambino.
BIBLIOGRAFIA
STELLA G. (2018), Mio figlio non riesce a leggere e…, Giunti, Firenze
VIO C. e TRESSOLDI P.E. e LO PRESTI G. (2012), Diagnosi dei disturbi specifici dell’apprendimento scolastico, Erickson, Trento